Gorgo Magazine
A distanza di parecchio tempo torniamo ad approfondire il lavoro di Gaia, l’interprete nelle scorse settimane si è spostato a Racale per prendere parte ai lavori dell’ottimo VIAVAI Project realizzando una nuova ed intense pittura.
L’opera di Gaia s’intitola “Non ricordo”, l’emblematico titolo ben rappresenta la grande varietà di contenuti e soprattutto la strabordante riflessione che l’autore Statunitense ha portato in dote per il progetto di Racale. Non siamo infatti nuovi ad osservare come l’artista porti avanti un percorso produttivo legato a doppio filo con quelle che sono le dinamiche dei luoghi che visita, raccoglie storie, si lascia influenzare dai vissuti e dalle problematiche locali, al fine di tessere una trama visiva capace di dialogare nel migliore dei modi con la gente del posto e sviluppare attraverso i temi trattati, opere finalmente sensate ed altamente riflessive. In questo senso è quindi innegabile come gli interventi proposti dall’autore dimostrino tutta una particolare sensibilità ed un attrattiva per tematiche dal forte valore storico, sociale, talvolta politico, una sorta di approfondimento quindi per un interesse concreto e appassionato. Ad accompagnare questa precisa scelta tematica troviamo infine un comparto stilistico capace di muoversi con disinvoltura nella produzione di istantanee realistiche, tra paesaggi, scorci di luoghi e di architettura appartenenti al posto, passando infine per gli iconici ritratti e volti. Si tratta quindi di una sorta di puzzle, fortemente influenzato dai toni classici, che miscela spesso al suo interno elementi del passato con altri più legati al presente, facendo emergere un corpo di lavoro sfaccettato e ricco di dettagli.
L’opera realizzata a Racale rappresenta quindi un nuovo ed inedito spaccato sociale, economico e politico raccogliendo quelli che sono gli stimoli del luogo, ed in particolare del Sud Italia, Gaia affronta temi importanti come la Mafia e l’immigrazione. L’opera si mostra come un grande puzzle stratificato, nelle due estremità da una parte troviamo delle olive, riprese poi in alcune delle caselle, mentre dalla parte opposta l’Elmo di Scanderbeg, il primo simbolo rappresenta uno degli elementi economici di spicco del Sud Italia, il secondo invece si lega alla storia dell’Albania essendo l’elmo di Giorgio Castriota Scanderbeg, condottiero e patriota Albanese. L’opera prosegue in un altalena di e analogie, troviamo tre ritratti di arrestati per Mafia semi cancellati, si prosegue con tre primi piani della scultura di Charles Cordier, scultore impegnato nella rappresentazione della diversità umana, andando infine a concludere l’opera con una rielaborazione di una foto di uno degli sbarchi di immigrati albanesi a Brindisi in aggiunta a quella di due immigrati detenuti a Lampedusa.
In calce al nostro testo potete trovare una bella serie di scatti con tutti i dettagli di quest’ultima fatica dell’interprete, dateci un occhiata e restate sintonizzati, nei prossimi giorni proseguiremo il nostro coverage sulle meraviglie della rassegna pugliese.
Fonte: www.ilgorgo.com