Gorgo Magazine
Come anticipatovi l’esperienza di Basik all’interno dell’ottimo VIAVAI Project è arricchita da un secondo intervento, il grande interprete Italiano nuovamente a Racale porta il proprio omaggio alla cittadina con un nuova opera che coglie perfettamente il particolare stile e la tematica di lavoro dell’artista.
Come più volte detto peculiarità della rassegna è la forte volontà di offrire un legame e profondo con la zona dalla quale prende vita, le tradizioni, la gente così come il paesaggio circostante sono tutti elementi che si intersecano con l’esperienza degli artisti invitati che traggono in questo modo spunti e incipit differenti sui quali poter sviluppare il proprio lavoro. Proprio da questa precisa scelta nasce l’ultima fatica di Basik che attraverso il proprio personale stile ci regala questa sua seconda parete all’interno del progetto discostandosi dal trattare temi quale il folklore, la superstizione e la cultura popolare andando piuttosto a ricercare nel significato simbolico dello stemma cittadino, gli elementi e gli spunti per la sua opera.
Uno degli artisti che seguiamo con maggiore interesse, Basik esibisce un tratto fortemente legato all’utilizzo del bianco e del nero con il colore ora a chiudere un bilanciamento visivo che risulta sempre piuttosto affascinante e che richiama a sé una spiccata connotazione mistica ed onirica. Il lavoro dell’artista è legato a doppio filo con l’esigenza di uno studio anatomico, l’interprete sceglie la mano come principale soggetto delle sue produzioni, la gestualità e tutta la sensibilità e la capacità di esprimere stati d’animo, sensazioni o semplicemente concetti senza proferire parola alcuna tipica della mani, attraversa con forza tutto il lavoro dell’artista che da qui parte per sviluppare concetti, temi e spunti differenti. Il particolare tratto stilistico viene alimentato dalla scelta di affidarsi al binomio del bianco/nero dove il primo sviluppa e traccia la forma scandendone i dettagli, mentre il secondo aggroviglia ed espande la profondità attraverso la sua capacità di annullamento visivo, infine il colore oro che ne rivela il carattere mistico a chiudere il cerchio.
Dal titolo “Eraclia” quest’ultima fatica di Basik come detto va ad ispirarsi alla genesi dello stemma della città di Racale, l’interprete riflette sugli elementi presenti all’interno del disegno ricamando dagli stessi spunti ed incipit differenti. Osservando l’opera emerge anzitutto una grande e caratteristica mano posizionata in modo tale da proiettare la sagoma di un lupo, l’animale è infatti presente sul simbolo della città ed è ispirato alla leggenda secondo la quale fu Eraclio, liberto romano a fondare la cittadina. L’opera prosegue con la pittura dei numeri romani XII e VI dove anche qui il riferimento a Roma è piuttosto esplicito con la rappresentazione dei fratelli Romolo e Remo, presenti nell’effige della lupa, rappresentati proprio attraverso i numeri rievocando la storia della famosa conta degli uccelli tra i due fratelli per chi dovesse fondare la futura capitale. Ancora più suggestiva è invece la storia che vede l’origine della città legata al culto del dio greco Eracle dove la pittura da parte dell’interprete della forma di ulivo immediatamente sotto la grande mano nera, va a rievocare la battaglia del dio contro il leone di Nemea dove usò proprio un albero di ulivo come arma e dove quest’ultimo rappresenta una delle ricchezze del territorio di Racale.
In attesa di scoprire chi sarà il prossimo artista ospita della bella kermesse salentina, non aggiungiamo altro vi lasciamo piuttosto alla bella serie di scatti che documentano quest’ultima fatica dell’interprete con tutti i dettagli del lavoro e, per chi se lo fosse perso, vi rimandiamo al nostro precedente post, per dare un occhiata da vicino ad “Omnia Mutantur“ suo primo intervento.
Thanks to Viavai for The Pics
Pics by Matteo Bandiello
Fonte: www.gorgo.com